Memoria della Resistenza durante seconda guerra mondiale in polesine

La memoria di mia madre 

Mia madre è cresciuta nella bassa polesana, nella campagna presso Beverare (San Martino di Venezze) non lontano dalle rive dell'Adige (si trasferino poi a Cavanella Po dopo il 1948). Era bambina durante la guerra, è nata nel 1936.
Il casolare aveva una disposizione tipica delle cascine di campagna (simile alla cascina nella foto qui sotto), una fila di case perpendicolari alla strada dritta, l'aia davanti alla casa rigorosamente rivolta verso sud, in fondo la stalla riconoscibile dai grandi archi. La famiglia del capofamiglia era la più vicina alla strada, poi via via c'erano le case dei parenti, la stalla e il fienile, la casa dello stalliere poi via via le casette che si affittavano ai braccianti stagionali. Nel casolare lo zio Nini era il capofamiglia, si occupava anche della famiglia di mia madre rimasta con 4 sorelline orfana di padre. Tutti lavoravano duramente.
Durante la guerra nella paglia del fienile era rimasto per un anno un ragazzo bello e biondo, non parlava italiano. Era un giovane disertore tedesco. La figlia del bovaro che gli portava tutti i giorni da mangiare pare che fosse un po' innamorata di lui.
Nella casa dei fittavoli (lontani dalla strada) c'era una famiglia con due bambine che non potevano uscire mai di casa per giocare, si erano trasferiti dalla città. Tutta la famiglia rimaneva sempre chiusa  in casa a impagliare sedie e aggiustare attrezzi agricoli per ricambiare dell'ospitalità dello zio. Era una famiglia ebrea.
Una notte che faceva ancora freddo poi bussarono alla porta dello zio due uomini, sporchi e cenciosi (a mia madre parvero vecchi, ma forse non lo erano affatto): erano due polacchi disertori che fuggivano dai tedeschi aspettando l'arrivo di lì a poco dell'esercito alleato. Rimasero a nascondersi solo due giorni e se ne andarono appena si allontanarono le piccole divisioni di tedeschi.
Però più di tutti i tedeschi si temevano i fascisti collaborazionisti: erano loro a spiare i comportamenti dei paesani e fare soffiate che poi si tramutavano nei rastrellamenti. 

Quando i tedeschi fuggirono da sud verso il nord Italia rubarono tutto nel loro passaggio, presero anche l'unica vecchia cavalla della stalla che era solita portare il carretto: era una cavalla molto buona e docile. Mamma non sa che fine fecero tutti gli ospiti senza nome della cascina di zio Nini, per fortuna i soldati occupanti portarono via solo la cavalla.